Translate

sabato 12 aprile 2008

BARZELLETTE

LA DIETA

-LEI HA UNA MALATTIA RARISSIMA E MOLTO CONTAGIOSA-
DICE IL MEDICO AL PAZIENTE.
- LA METTEREMO NEL REPARTO ISOLATO DOVE AVRÀ' UNA DIETA A BASE DI PIZZA
E FRITTELLE PIATTE -.
- QUELLA DIETA MI GUARIRÀ'? -
- NO, MA SONO I SOLI ALIMENTI CHE POSSIAMO INFILARE SOTTO LA PORTA -

Tutta la mia storia...Cap. 8

In quei giorni poi, ogni volta che squillava il telefono pensavo sempre che fossero i medici dall'ospedale e avevo paura che mi comunicassero qualcosa tipo:



"Mi dispiace signora, ma suo figlio non ce la fatta!"

Vivevo nell'incubo che gli potesse succedere qualcosa...

Dopo un mese circa dalla sua nascita, arrivò la telefonata del Nido e ci comunicarono che potevamo andare a prendere Filips.

Lorenzo andò a prendere la culla che per scaramanzia non avevamo ancora preso, la caricò in macchina e incominciò a guidare per venire a prendermi.

Quando ero sulla porta di casa, squillò il telefono e dall'altra parte c'era una voce che disse:

"Pronto, è la mamma di Filippo?"

E io:

"Si".

"Guardi c'è un problema, non venite più a prendere il bimbo perché non possiamo dimetterlo dall'ospedale!

Ha dei problemi di taticardia e bradicardia"

In quel preciso istante, mi crollò il mondo addosso!

Andammo di corsa in ospedale altro che non andare e non vi dico in che stato ero!!!

Poi rimase ancora ricoverato una decina di giorni e poi finalmente arrivò a casa.

Per fortuna per lui, ma non per me, quell' inverno non fu molto freddo.

Per i bimbi prematuri il caldo è un elemento fondamentale.

Un po' meno per me che accentuò la mia malattia.

Sarei dovuta rimanere di sicuro ricoverata ancora dei mesi, invece optai per cercare di riprendere in mano la mia vita e di andare avanti lo stesso, anche se con non poche difficoltà.

La prima era che ero diventata 90 kg. e facevo fatica a fare le cose di tutti i giorni.

Avevo bisogno di tutto.

Camminare era una cosa che non riuscivo a fare, figuriamoci fare le scale di casa per andare in camera.

Così rimasi a vivere per mesi giù in sala, senza riuscire ad andare a dormire nel mio letto.

Tanto lì poi, avevo anche tutte le cose del bimbo a portata di mano.

Naturalmente, in quei casi la sfortuna si accanì contro di me perché Filippo non dormì per 3 mesi e tutte le notti piangeva come un disperato.

Pensavo a che cosa avevo fatto di male nella vita per meritarmi tutto questo.

C'era un aria così tesa in casa che si tagliava con il coltello.

Il non dormire così per mesi e mesi, fu una vera mazzata per il mio fisico già provato.

Poi una sera chiesi a mia madre se poteva tenersi il piccolo a dormire perché eravamo stremati.

Quella sera, al posto di fare chissà che, io e Lorenzo andammo a letto alle nove, dopo mezz' ora passata sulle scale per salire in camera.

La mattina, quando mi svegliai guardai l'ora sul telefono, ed erano le nove della mattina e mi sentivo "bella" riposata finalmente.

Per incanto, da quel giorno, Filips iniziò a farsi delle dormite non indifferenti, consentendomi di riposarmi a dovere.

Forse avrà pensato:

"Sarà meglio che faccio il bravo, altrimenti qua sono dolori".

I dottori ci raccomandarono di stare il primo mese in casa, per il forte rischio di infezioni che avremmo potuto contrarre con facilità.

Così il mio cagnone, stette ancora dai miei suoceri a giocare con gli altri cani e con le pecore.

Ma una domenica avevo una voglia tremenda di vederlo e così, armata di guanti, per evitare di sporcarmi le ferite, andai su da lui.

Appena scesi dalla macchina, barcollante già per i fatti miei, arrivò con la sua andatura sculettante e il sorrisino sulle labbra.

Mi stava per saltare addosso dalla felicità ma per fortuna che lo fermarono altrimenti mi avrebbe fatto cadere di sicuro.

Mi guardò come dire:

"Manchi da così tanto tempo e fai pure la difficile?!"
Non potevo saltargli  addosso e strizzarlo come al solito.

Ma poi incomincia ad accarezzarlo molto lentamente perché le mani mi facevano male da morire.

Ricordo che tenevo sempre i palmi rivolti verso l'alto perché era l'unica posizione che riuscivo a tenere.

Ma in quel momento ero così felice che mi scoppiava il cuore dalla gioia.

Non m'interessava se ad ogni carezza che gli facevo vedevo le stelle, avevo troppo bisogno del suo contatto.

Ogni volta che sto vicino a lui, se ho qualcosa che non va, mi fa stare subito meglio solo la sua compagnia.

E' proprio vero che i cani sono terapeutici.

Dall'emozione, ovviamente, non riuscii a contenere le lacrime...

Ritornai a casa e capii che dovevo fare di tutto per rivederlo nel suo ambiente.

E infatti, appena il pediatra di Fili mi diede l'OK, mi catapultai a prenderlo.

E' stata dura ma lo volevo con me, anche se questo comportava un ulteriore sforzo alle mie forze fisiche.

Era bello rivederlo ruzzolare per il giardino.

In quei periodi, mia mamma veniva tutti giorni a casa mia per aiutarmi nelle faccende di casa che non potevo fare e per accudire un po' il fagottino.



Senza di lei ed Ernesto, non so dove sarei in questo momento, forse ricoverata in qualche reparto di psichiatria.

Poi la mia dr.ssa veniva a farmi visita una volta la settimana e poi c'era anche una ragazza che veniva costantemente a casa.

Era Enia che con la sua dolcezza mi è stata davvero molto vicina.

Però un po' per forza e un po' perché mi scocciava farmi vedere così cambiata, incominciai a non voler vedere più nessuno, tranne poche persone.

Questo mi era già successo all'ospedale e mi dispiace se forse qualche volta sono risultata pure antipatica, ma era un modo per isolarmi e cercare di curare le mie ferite, sopra tutto quelle della mia anima.

Non è facile, guardarsi allo specchio e vedere riflessa una persona che non conosci.

Solo adesso mi rendo conto che prima ero una ragazza molto carina.

Me ne sono accorta ora che questa bellezza non c'è più.

Avevo una luce negli occhi molto intensa che non mi ritrovo più.

Prima pensavo a nascondere questo mio aspetto per non essere solo giudicata per quello.

Volevo che le persone mi apprezzassero per le mie qualità interiori e così trascurai sempre il mio aspetto fisico.

Tanto c'era e allora me ne fregavo.

Me lo potevo permettere.

Ma si può essere contemporaneamente: belle, avere grandi cose da dire ed essere delle persone con un cuore grande.

Però se non mi fosse successo tutto questo non lo avrei mai scoperto e così ho promesso a me stessa che se un giorno dovessi ritornare ad essere come prima, o meglio, memore di questa esperienza, cercherò di valorizzare tutti gli aspetti della mia persona...