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sabato 29 marzo 2008

Foto malattia Terza parte




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Tutta la mia storia...Cap.1

Giugno 2006,
estate calda dei mondiali di calcio.
Incinta di Filippo da poco più di quattro mesi, incomincio a sentirmi veramente stanca.
Tra me e me penso che sia la gravidanza e decido di chiedere una settimana di ferie dal lavoro.
Martedì, primo giorno di ferie.
Di notte le mie gambe è come se all'improvviso prendessero fuoco...
prurito e dolore mi accompagnavano fino in bagno, mi buttavo nella vasca e con l'acqua gelida cercavo un po' di refrigerio.
Non scorderò mai che in quelle notti, il mio cane Berto, un Golden Retriever fantastico, si svegliava con me e accovacciandosi vicino alla vasca, aspettava che finissi di bagnarmi le gambe.
Sentivo nonostante tutto, il suo amore incondizionato per me.
Mercoledì, incomincio a grattarmi come una pazza.
La sera c'era una partita dell'Italia e io a casa di amici, incominciavo a realizzare che c'era qualcosa di anomalo.
Giovedì' vado dal mio medico curante che mi propone i bagni con l'amido di mais,ma non mi procureranno nessun beneficio.
Venerdì vado in farmacia e mi propongono il talco mentolato.
Sabato mattina decido di andare all'ospedale di Recco.
Incomincio ad avere pure le gambe gonfie con delle placche viola in rilievo e purtroppo faccio anche fatica a camminare.
Dal pronto soccorso mi dicono"Non so' assolutamente che cosa possa avere. Le consiglio di andare al Gaslini, visto che aspetta un bimbo, lì dovrebbero aiutarla."
Rispondo di essere seguita dal fantastico dr. Meus Antonlivio del Galliera, (naturalmente in tono ironico) e di preferire un suo parere.
Domenica la passo come i cani al canile.
Sono quattro notti che non dormo, il caldo si fa sempre più fastidioso e incominciano i miei primi svarioni.
Decido che l'indomani mi sarei recata al Galliera e chiedo a mio marito e a mia mamma se mi possono accompagnare.
La risposta fu NO!
Bene, così il giorno dopo, aprii il cancello di casa, salutai Berto dicendogli
"Ciao amore ci vediamo stasera", presi da sola la macchina per andare al Galliera e,
sinceramente mi chiedo ancora adesso, come possa essere riuscita ad arrivare all'ospedale,
senza schiantarmi.
Mi ero portata quei ghiaccini che si tengono nel frigo e si usano quando hai una contusione.
Ho fatto tutto il viaggio con questi cosi appoggiati alle gambe.
Arrivo, parcheggio, entro in pronto soccorso, mi visitano, "codice verde,
si rechi nel reparto di dermatologia al primo piano, prenda il numero e aspetti il suo turno", percorro trascinandomi e piangendo, un corridoio lungo che con finiva più.
Ogni tanto mi dovevo sedere dove capitava perché non stavo in piedi.
Delle signore mi vedono e mi chiedono se avevo bisogno di qualcosa.
Io furiosa come non mai, incomincio ad imprecare contro mio marito e mia mamma che mi hanno fatto andare lì da sola, dove ho trovato degli estranei che mi tendevano la mano.
Arrivo a fatica in dermatologia, prendo il numero, ma avevo davanti a me 10 pazienti e chiedo se mi fanno passare perché stavo malissimo.
Accettano e così m'infilo di fretta nello studio del dr. Priano che appena mi vede esordisce così:
"A vederla ridotta così, forse ha una malattia rara specifica della gravidanza, chiamo subito il reparto di ostetricia e la ricoveriamo d'urgenza.
Chiamo subito il chirurgo e domattina farà la biopsia per vedere bene la natura di tutto ciò."
E da questo momento incomincerà il mio calvario...
Chiamo il mio datore di lavoro in lacrime, raccontando a grandi linee cosa mi fosse accaduto e che non sapevo quando sarei rientrata al lavoro.
Chiamo Lorenzo (mio marito) e appena gli dico che mi devono ricoverare d'urgenza, sono sicura che il suo sangue si è gelato in un istante, pensando che stavo davvero male.
Poi chiamo mia mamma per raccontare tutto anche a lei...
In quei momenti disperati, pensavo  alla macchina lasciata nel parcheggio da pagare e da riportare a casa, il cane salutato alla mattina che poi non avrei più rivisto per mesi.
Tutto questo mi faceva venire un'angoscia dentro che mi mangiava l'anima.
Dover rimanere in ospedale era fermare la mia vita, che fino a quel momento mi aveva dato dolori ma anche gioie...